

La canzone da terzo paesaggio
Cosa intendiamo quando parliamo di canzone da terzo paesaggio? È un’idea che ci siamo fatti, grazie al documentato suggerimento di Luca Giometti, pensando a tutti quegli anni passati nella nostra sala prove a Massarosa.
Se pensiamo alla canzone di esterina, ci piace immaginarla nella metafora del “terzo paesaggio”. L’idea è un po’ complicata, ma rende bene e spiega meglio di tante parole.
La nozione di “terzo paesaggio” restituisce il senso di un’esperienza musicale, partita dal “sound della bonifica” e approdata in questo posto nuovo, per metà selvatico e per metà umano. Un paesaggio terzo, appunto. Una bellezza complicata.
foto: Couy Perrais
Il terzo paesaggio in sintesi
Il terzo paesaggio teorizzato da Gilles Clément descrive tutta quella parte di spazio e di ambiente non gestita dall’uomo, sfuggita all’antropizzazione o divenuta poco interessante per lo sfruttamento, un luogo che in qualche modo riesce a riorganizzarsi, a trovare un equilibrio ospitando al suo interno specie alloctone e poco stabili.
L’autonomia musicale di esterina
La teorizzazione di uno spazio rifugio per la biodiversità è stata raccolta da esterina per raccontare la sua forma canzone, la propria musica a partire da un tratto di normale autonomia e di biodiversità.
Diciotto anni di musica con cinque album all’attivo, tutti prodotti a partire dalla contaminazione e dall’isolamento di quella provincia italiana stretta tra le colline e il mare della costa Toscana. La lontananza dai grandi centri di propagazione dei circuiti mainstream o indie, la passione per la musica nuova e per la parola cantata.
foto: Gabriele Basilico
Abbandono e libertà
Si trova in questo giardino abbandonato ma liberato dall’omologazione la canzone di esterina che cerca di tenere insieme lo sguardo lontano verso le cose amate, le proprie inclinazioni e l’utopia di una musica esploratrice del senso della vita.
foto: Federico Barattini
Mag
2025